"Da piccola, lassù nei boschi del Nord, prima di apprendere che quattro sono le stagioni dell'anno, credevo fossero decine: il tempo del temporale notturno, il tempo dei fulmini, il tempo dei falò nei boschi, il tempo del sangue sulla neve, il tempo degli alberi ricoperti di ghiaccio, degli alberi curvati, urlanti, luccicante, con le cime ondeggianti, pronti a lasciar cadere i loro frutti. Amavo le stagioni della neve di diamante, della neve fumante e scricchiolante e perfino della neve sporca e indurita, perchè voleva dire che era in arrivo il tempo della fioritura lungo il fiume...
Queste stagioni erano come visitatori importanti e sacri, che inviavano i loro importanti messaggeri: pigne aperte, pigne chiuse, l'odore delle foglie marcite, il sentore della pioggia, finestre ricoperte di petali bagnati, di polline giallo o maculate di linfa e resina...
Da piccoli la natura istintiva bada a tutte queste fasi, ai vari cicli. I bambini sono la natura selvaggia e senza che nessuno glielo dica si preparano a questi tempi, li accolgono, e conservano recuerdos: la foglia cremisi nel vocabolario, le collane di argentee foglie di acero che paiono ali d'angeli, palle di neve nel bauletto, una speciale pietra, un osso, un bastoncino, un bozzolo; la strana conchiglia, il nastro della sepoltura di un uccellino, un diario di odori di quel tempo e tutte le immagini della fantasia..."
Clarissa Pinkola Estés
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