Il Maestro: Mario Lodi


"Tanto nella società come nella scuola credo non ci possano essere che due modi di vivere: o la sottomissione a un capo non eletto, oppure un sistema in cui la libertà di ognuno sia rispettata, condizionata solo dalle necessità di tutti. Il paternalismo, nella società degli adulti come nella scuola, non è che una forma insidiosa dell’autoritarismo che concede una finta libertà. Se la scuola non deve soltanto istruire, ma anche e soprattutto educare, formando cioè il cittadino capace di inserirsi nella società col diritto di esporre le proprie idee e col dovere di ascoltare le opinioni degli altri, questa scuola fondata sull’autorità del maestro e la sottomissione dello scolaro non assolve al suo compito perché è staccata dalla vita

Mario Lodi  11 ottobre 1951




Nella sua fabbrica padron Palanca faceva le bibite con gli scarti del petrolio. Ma nessuno comperava quelle bibite perché non piacevano. Allora inventò una pubblicità televisiva per convincere la gente a bere.
Una bibita da re per la mamma, per il papà e per te!

Così tutti le bevevano…e lui diventò ricco ricchissimo quasi come il re.
I ricchi sono sempre amici dei re e anche padron Palanca lo diventò. Una sera andò a cena nel suo castello gli disse:
“Ho un’idea! Perché non facciamo una grande guerra? Io ti costruirò una strabomba che nessuno ce l’ha e tu mi darai centro stramilioni. Io diventerò il più ricco del mondo e tu il re di tutta la terra”.


“Bene” disse il re, “ma come si fa a convincere la gente a fare la guerra per noi?”.
“Ci penso io” disse padron Palanca. Diventò capo della tv e fece un telegiornale pieno di pubblicità che diceva: “È bello combattere per il re e per me”.


E la gente credeva alle sue parole bugiarde, come beveva le sue bibite.
Padron Palanca nella sua strafabbrica nuova costruì la strabomba, gli aerei, i carri armati, i fucili e tutto quello che occorreva per fare la grande guerra. E vendette tutto al re per centostramilioni.


Il giorno della guerra il popolo, in piazza, guardava sul maxischermo il re e il generale Palanca.
Il generale diceva: “La guerra è incominciata. Fra poco vedrete l’aereo che sgancia la strabomba sul nemico. Noi siamo i più forti e vinceremo. Via il re e viva me!”.


L’aereo era arrivato sulla grande città e il generale ordinò: “Butta la strabomba sul nemico!”.
Il pilota guardò giù e vide bambini che giocavano. E pensò: “Se sgancio li ammazzo!” E volava sulla città che brillava al sole in cerca del nemico.
“Butta la bomba” ordinò il re arrabbiato.


Il pilota non ubbidiva, volava e cercava il nemico, e diceva: “Vedo solo bambini e gente che lavora… il nemico non lo vedo… il nemico non c’è”.
Il re e il generale gridarono insieme: “Sono loro il nemico! Sgancia e distruggili!”.


Ma il popolo e i soldati urlarono tutti insieme: “NO”.
Urlarono tanto forte che il pilota li sentì. Allora tornò indietro, volò sul castello e disse al re: “La bomba la butto addosso a te!”.
Insieme al generale il re scappò e da quel giorno un’altra storia incominciò.
In tutta la terra una storia senza guerra.


Da Favole di Pace di Mario Lodi

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