Ricchezza nascosta
Laboratorio di educazione ambientale "a cielo aperto"
<Ma
non è una discarica?>.
Così
esordiscono alcuni piccoli allievi alla domanda: <Chi di voi
conosce il torrente Tepice? >.
Come dar
loro torto.
Il Rio
Tepice è un corso d'acqua di appena 17 km di lunghezza che nasce sul
versante meridionale della collina torinese, tra Pino Torinese e
Baldissero, a circa 600 m di altitudine. Scende verso sud
attraversando la città di Chieri e giunge fino ad immettersi nel Po,
sulla sponda destra. Man mano che si avvicina al tratto cittadino, il
rio riceve un numero considerevole di sostanze inquinanti presenti
nell'acqua che raccoglie e provenienti direttamente dalle attività
umane. La presenza stessa degli esseri umani, in sintesi, crea inquinamento,
alterando in maniera considerevole e spesso irreversibile la
stabilità dell'ecosistema. L'alterazione è visibile a occhio nudo e
si manifesta macroscopicamente non solo con la presenza di rifiuti
nell'acqua, ma anche, con una serie di alterazioni come la
cementificazione delle sponde, l'incanalamento e la deviazione del
suo percorso naturale o la distruzione della vegetazione ripariale.
Un piccolo corso d'acqua come il Rio Tepice risente della presenza
della città, a tal punto da essere considerato al pari di una
discarica.
Dopo aver
chiesto ai piccoli allievi delle scuole di ricordare i punti della
città in cui il Rio Tepice è visibile e di immaginare e descrivere,
attraverso i loro ricordi, le caratteristiche di un fiume, usciamo
dalla scuola per andare a conoscere dove questo corso d'acqua si
manifesta in tutta la sua bellezza naturale.
Risalendo
il corso del torrente, quello che i bambini avevano identificato come
una discarica, prende l'aspetto di una ecosistema naturale sano e
carico di vita. Allontanandoci dalla città si contano sempre più
isolate le abitazioni e l'armonia dell'ambiente si concretizza nei
colori della vegetazione che cresce rigogliosa sulle sponde, nei
suoni dell'acqua che scorre, negli odori carichi di intense fragranze
boscose. Il rumore insistente della strada lascia spazio ad un
sottofondo di canti di uccelli e piccoli insetti, e l'ossessivo
grigio dell'asfalto e del cemento si sostituisce a una tavolozza di
colori naturali.
Ci
lasciamo l'ultima casa alle spalle ed entriamo nel “mondo del Rio
Tepice”. Dopo aver ritrovato nel cielo sagome di uccelli libranti e
riconosciuto sugli alberi i loro nidi, incontriamo il primo vero
abitante del fiume: la salamandra pezzata che, in linguaggio
scientifico, è chiamata Salamadra salamandra. Questo anfibio,
come le rane e i rospi, compie parte del suo ciclo vitale nell'acqua,
sotto forma di larva. La sua colorazione nero-giallo brillante la
rende inconfondibile e i bambini ne sono colpiti. Da adulta, la
salamandra frequenta le parti più umide delle vallette e noi
possiamo osservarla attentamente, mentre sulla sua pelle umida
scivola l'acqua.
Proseguendo
il corso del torrente, notiamo macchie di colore che spezzano il
verde delle vegetazione: sono i tanti fiori che crescono rigogliosi
nel sottobosco. Le macchie giallo inteso, che sovrastano rosette di
foglie carnose, sono i petali delle primule, il cui nome latino
Primus vulgaris indica la precocità con cui questa pianta
spunta in primavera, subito dopo la scomparsa della neve. Le foglie
maculate di verde chiaro, sovrastate da fiorellini viola e rosa,
appartengono invece alla polmonaria, Pulmonaria officinalis,
che una volta si pensava curasse le affezioni polmonari. Sempre
maculate, ma questa volta di marrone, sono le foglie del dente di
cane, Erythronium dens-canis, pianta peculiare dai solitari
fiori rosa, il cui bulbo acuminato ricorda il dente di un cane. A
colorare il manto verde di bianco e di viola sono, rispettivamente,
le fragoline matte (Duchesnea indica), che si distinguono
dalle fragoline selvatiche per i frutti rossi e tondi rivolti
all'insù, e le pervinche (Vinca minor), che creano tappeti
sempreverdi.
Proseguendo
lungo i meandri del corso d'acqua, un bambino individua un gruppo di
penne blu contornate di nero che appartenevano inconfondibilmente
alla ghiandaia, Garrulus glandarius, un uccello tipico delle
aree boscose che emette striduli gracidii come forma di allarme.
Ipotizziamo che la ghiandaia possa esser stata predata da uno dei
carnivori presenti nella zona, come la volpe (Vulpes vulpes),
la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina) o
la martora (Martes martes).
Un altro
bimbo scorge delle orme di animale: impronte recenti, di circa 8 cm
di lunghezza, sulla terra bagnata in prossimità del torrente.
Notiamo con chiarezza gli speroni laterali e la forma dello zoccolo.
Un gruppo di cinghiali deve essere passato ad abbeverarsi o a fare il
bagno nel fango. I cinghiali, appartenenti alla specie Sus scrofa,
si stanno diffondendo nella zona della collina, trovando qui
rifugio e tranquillità.
Osservando
l'acqua, notiamo come questa scorra in direzione di Chieri e, quindi,
dalla sorgente (monte) si muova verso la foce (valle), ovvero dove i
fiumi terminano la loro corsa. Notiamo che in alcuni tratti l'acqua è
più torbida, a causa della turbolenza che porta il sedimento in
sospensione, mentre in altri è più limpida e risulta più semplice
osservare il letto del torrente. Con grande meraviglia dei bambini,
scorgiamo la presenza di alcune piccole creature abitanti dei
fondali. La presenza di alcuni di questi animali è messa in
relazione con la qualità dell'acqua. Infatti, per valutare se
l'acqua è o meno inquinata, possono essere effettuate due tipi di
analisi: chimico-fisiche e biologiche. Le prime forniscono
informazioni sulle cause dell'alterazione dell'acqua, mentre le
seconde, verificano gli effetti dell'inquinamento. L'analisi
biologica consiste nell'analizzare la presenza di forme di vita, in
particolare della comunità di macroinvertebrati bentonici, piccoli
organismi che vivono completamente o parzialmente il loro ciclo
vitale sul fondo di un corso d'acqua. Alcuni di questi animali sono
fortemente sensibili all'inquinamento e quindi la loro presenza
indica che l'acqua è priva di sostanze inquinanti. Tra questi
possiamo annoverare, ad esempio, gli insetti appartenenti al gruppo
dei Tricotteri. La parola Tricottero si riferisce alle “ali
ricoperte di peluria” tipiche dell'adulto che ha vita terrestre
(dal greco: trikhòs "pelo" e pteròn "ala" = ali
pelose). Le fasi della sua vita possono essere così suddivise:
dall'uovo, che viene deposto su una foglia acquatica, fuoriesce una
piccola larva che, grazie ad una secrezione adesiva, comincia ad
unire piccoli frammenti di pietra e/o legno con lo scopo di costruire
la casa in cui abitare. Troviamo, con i bambini, numerose piccole
case di tricotteri fluttuanti sulla sabbia o al di sotto di grosse
pietre e siamo ben consci di dover solo osservare questi animali
senza mai toccarli, per evitare di compromettere il loro equilibrio e
la loro vita. Dopo la metamorfosi, che avviene all'interno della
casa, ovvero la riorganizzazione della struttura corporea, il
Tricottero fuoriesce dall'acqua per poi trasformarsi in adulto alato
e completare il suo ciclo vitale attraverso la riproduzione.
Tra gli
insetti acquatici troviamo anche un altro curioso animale, che
appartiene al gruppo degli eterotteri, ovvero quegli insetti che
presentano delle ali anteriori diverse, in parte dure e in parte
membranose. Si tratta dello scorpione d'acqua, Nepa cinerea.
Le caratteristiche più evidenti, riconoscibili ad occhio nudo, sono
le potenti zampe anteriori, che vengono usate per bloccare la preda,
e il sifone respiratorio, una sorta di cannuccia con cui lo scorpione
d'acqua respira ossigeno atmosferico.
Alcuni
bambini notano delle libellule volare a pelo dell'acqua in cerca di
insetti di cui nutrirsi e altri indicano tante piccole farfalle che
volano in direzione dei fiori carichi di nettare.
Ci
sediamo sotto gli ontani neri (Alnus glutinosa) che, insieme
ai pioppi, Populus alba e Populus nigra, e ai salici
bianchi, Salix alba, sono tra gli alberi più tipici delle
sponde fluviali. E' qui che ci domandiamo come mai l'animale chiamato Homo sapiens non riesce a preservare ambienti come questi e se, in un futuro,
l'armonia della natura possa coesistere con la popolazione umana,
proprio come facevano un tempo i nostri antenati e come fanno
tutt'oggi alcune piccole tribù che resistono alla civilizzazione.
N.b. Un
ringraziamento speciale a tutte quelle bambine e a quei bambini che,
durante le escursioni naturalistiche, portano con loro educazione e
rispetto verso le altre forme di vita, riconoscendone le diversità e
in virtù di questo, rimanendone affascinati.
Riferimenti
bibliografici e webgrafici
- Le sorgenti e l'alto bacino del Rio Tepice – Associazione Il Tuo Parco – Torino, 1999
- Il Rio Tepice nel suo viaggio verso il Po – Associazione Il Tuo Parco –Torino, 1999
- http://it.wikipedia.org/wiki/Tepice