Pillole dai laboratori "Mani in pasta"
Workshop sulla carta riciclata, 
ovvero trasformare i rifiuti con fantasia!

Ingredienti:
  1. carta di giornale
  2. acqua
  3. frullino
  4. setaccio
  5. panni assorbenti

La carta di giornale viene tagliata in pezzi piccoli

Dopo aver aggiunto l'acqua, la carta viene frullata

Con un setaccio artigianale l'impasto viene filtrato

Dopo aver tolto l'acqua in eccesso, il setaccio viene posato su di un panno assorbente

Infine viene tolta ancora l'acqua passando una spugnetta. Il foglio di carta viene lasciato ad asciugare per un giorno

 
Ricchezza nascosta
Laboratorio di educazione ambientale "a cielo aperto"


<Ma non è una discarica?>.
Così esordiscono alcuni piccoli allievi alla domanda: <Chi di voi conosce il torrente Tepice? >.

Come dar loro torto.

Il Rio Tepice è un corso d'acqua di appena 17 km di lunghezza che nasce sul versante meridionale della collina torinese, tra Pino Torinese e Baldissero, a circa 600 m di altitudine. Scende verso sud attraversando la città di Chieri e giunge fino ad immettersi nel Po, sulla sponda destra. Man mano che si avvicina al tratto cittadino, il rio riceve un numero considerevole di sostanze inquinanti presenti nell'acqua che raccoglie e provenienti direttamente dalle attività umane. La presenza stessa degli esseri umani, in sintesi, crea inquinamento, alterando in maniera considerevole e spesso irreversibile la stabilità dell'ecosistema. L'alterazione è visibile a occhio nudo e si manifesta macroscopicamente non solo con la presenza di rifiuti nell'acqua, ma anche, con una serie di alterazioni come la cementificazione delle sponde, l'incanalamento e la deviazione del suo percorso naturale o la distruzione della vegetazione ripariale. Un piccolo corso d'acqua come il Rio Tepice risente della presenza della città, a tal punto da essere considerato al pari di una discarica.

Dopo aver chiesto ai piccoli allievi delle scuole di ricordare i punti della città in cui il Rio Tepice è visibile e di immaginare e descrivere, attraverso i loro ricordi, le caratteristiche di un fiume, usciamo dalla scuola per andare a conoscere dove questo corso d'acqua si manifesta in tutta la sua bellezza naturale. 


Risalendo il corso del torrente, quello che i bambini avevano identificato come una discarica, prende l'aspetto di una ecosistema naturale sano e carico di vita. Allontanandoci dalla città si contano sempre più isolate le abitazioni e l'armonia dell'ambiente si concretizza nei colori della vegetazione che cresce rigogliosa sulle sponde, nei suoni dell'acqua che scorre, negli odori carichi di intense fragranze boscose. Il rumore insistente della strada lascia spazio ad un sottofondo di canti di uccelli e piccoli insetti, e l'ossessivo grigio dell'asfalto e del cemento si sostituisce a una tavolozza di colori naturali.
Ci lasciamo l'ultima casa alle spalle ed entriamo nel “mondo del Rio Tepice”. Dopo aver ritrovato nel cielo sagome di uccelli libranti e riconosciuto sugli alberi i loro nidi, incontriamo il primo vero abitante del fiume: la salamandra pezzata che, in linguaggio scientifico, è chiamata Salamadra salamandra. Questo anfibio, come le rane e i rospi, compie parte del suo ciclo vitale nell'acqua, sotto forma di larva. La sua colorazione nero-giallo brillante la rende inconfondibile e i bambini ne sono colpiti. Da adulta, la salamandra frequenta le parti più umide delle vallette e noi possiamo osservarla attentamente, mentre sulla sua pelle umida scivola l'acqua.

Proseguendo il corso del torrente, notiamo macchie di colore che spezzano il verde delle vegetazione: sono i tanti fiori che crescono rigogliosi nel sottobosco. Le macchie giallo inteso, che sovrastano rosette di foglie carnose, sono i petali delle primule, il cui nome latino Primus vulgaris indica la precocità con cui questa pianta spunta in primavera, subito dopo la scomparsa della neve. Le foglie maculate di verde chiaro, sovrastate da fiorellini viola e rosa, appartengono invece alla polmonaria, Pulmonaria officinalis, che una volta si pensava curasse le affezioni polmonari. Sempre maculate, ma questa volta di marrone, sono le foglie del dente di cane, Erythronium dens-canis, pianta peculiare dai solitari fiori rosa, il cui bulbo acuminato ricorda il dente di un cane. A colorare il manto verde di bianco e di viola sono, rispettivamente, le fragoline matte (Duchesnea indica), che si distinguono dalle fragoline selvatiche per i frutti rossi e tondi rivolti all'insù, e le pervinche (Vinca minor), che creano tappeti sempreverdi.

Proseguendo lungo i meandri del corso d'acqua, un bambino individua un gruppo di penne blu contornate di nero che appartenevano inconfondibilmente alla ghiandaia, Garrulus glandarius, un uccello tipico delle aree boscose che emette striduli gracidii come forma di allarme. Ipotizziamo che la ghiandaia possa esser stata predata da uno dei carnivori presenti nella zona, come la volpe (Vulpes vulpes), la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina) o la martora (Martes martes).

Un altro bimbo scorge delle orme di animale: impronte recenti, di circa 8 cm di lunghezza, sulla terra bagnata in prossimità del torrente. Notiamo con chiarezza gli speroni laterali e la forma dello zoccolo. Un gruppo di cinghiali deve essere passato ad abbeverarsi o a fare il bagno nel fango. I cinghiali, appartenenti alla specie Sus scrofa, si stanno diffondendo nella zona della collina, trovando qui rifugio e tranquillità.

Osservando l'acqua, notiamo come questa scorra in direzione di Chieri e, quindi, dalla sorgente (monte) si muova verso la foce (valle), ovvero dove i fiumi terminano la loro corsa. Notiamo che in alcuni tratti l'acqua è più torbida, a causa della turbolenza che porta il sedimento in sospensione, mentre in altri è più limpida e risulta più semplice osservare il letto del torrente. Con grande meraviglia dei bambini, scorgiamo la presenza di alcune piccole creature abitanti dei fondali. La presenza di alcuni di questi animali è messa in relazione con la qualità dell'acqua. Infatti, per valutare se l'acqua è o meno inquinata, possono essere effettuate due tipi di analisi: chimico-fisiche e biologiche. Le prime forniscono informazioni sulle cause dell'alterazione dell'acqua, mentre le seconde, verificano gli effetti dell'inquinamento. L'analisi biologica consiste nell'analizzare la presenza di forme di vita, in particolare della comunità di macroinvertebrati bentonici, piccoli organismi che vivono completamente o parzialmente il loro ciclo vitale sul fondo di un corso d'acqua. Alcuni di questi animali sono fortemente sensibili all'inquinamento e quindi la loro presenza indica che l'acqua è priva di sostanze inquinanti. Tra questi possiamo annoverare, ad esempio, gli insetti appartenenti al gruppo dei Tricotteri. La parola Tricottero si riferisce alle “ali ricoperte di peluria” tipiche dell'adulto che ha vita terrestre (dal greco: trikhòs "pelo" e pteròn "ala" = ali pelose). Le fasi della sua vita possono essere così suddivise: dall'uovo, che viene deposto su una foglia acquatica, fuoriesce una piccola larva che, grazie ad una secrezione adesiva, comincia ad unire piccoli frammenti di pietra e/o legno con lo scopo di costruire la casa in cui abitare. Troviamo, con i bambini, numerose piccole case di tricotteri fluttuanti sulla sabbia o al di sotto di grosse pietre e siamo ben consci di dover solo osservare questi animali senza mai toccarli, per evitare di compromettere il loro equilibrio e la loro vita. Dopo la metamorfosi, che avviene all'interno della casa, ovvero la riorganizzazione della struttura corporea, il Tricottero fuoriesce dall'acqua per poi trasformarsi in adulto alato e completare il suo ciclo vitale attraverso la riproduzione.
Tra gli insetti acquatici troviamo anche un altro curioso animale, che appartiene al gruppo degli eterotteri, ovvero quegli insetti che presentano delle ali anteriori diverse, in parte dure e in parte membranose. Si tratta dello scorpione d'acqua, Nepa cinerea. Le caratteristiche più evidenti, riconoscibili ad occhio nudo, sono le potenti zampe anteriori, che vengono usate per bloccare la preda, e il sifone respiratorio, una sorta di cannuccia con cui lo scorpione d'acqua respira ossigeno atmosferico.

Alcuni bambini notano delle libellule volare a pelo dell'acqua in cerca di insetti di cui nutrirsi e altri indicano tante piccole farfalle che volano in direzione dei fiori carichi di nettare.

Ci sediamo sotto gli ontani neri (Alnus glutinosa) che, insieme ai pioppi, Populus alba e Populus nigra, e ai salici bianchi, Salix alba, sono tra gli alberi più tipici delle sponde fluviali. E' qui che ci domandiamo come mai l'animale chiamato Homo sapiens non riesce a preservare ambienti come questi e se, in un futuro, l'armonia della natura possa coesistere con la popolazione umana, proprio come facevano un tempo i nostri antenati e come fanno tutt'oggi alcune piccole tribù che resistono alla civilizzazione.


N.b. Un ringraziamento speciale a tutte quelle bambine e a quei bambini che, durante le escursioni naturalistiche, portano con loro educazione e rispetto verso le altre forme di vita, riconoscendone le diversità e in virtù di questo, rimanendone affascinati.


Riferimenti bibliografici e webgrafici

  • Le sorgenti e l'alto bacino del Rio Tepice – Associazione Il Tuo Parco – Torino, 1999
  • Il Rio Tepice nel suo viaggio verso il Po – Associazione Il Tuo Parco –
    Torino, 1999
  • http://it.wikipedia.org/wiki/Tepice

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